Mi è capitato in diverse occasioni che il mio semplice suggerimento di “prendersi cura di sé” non fosse accolto con grandi sorrisi e ringraziamenti da alcuni familiari. Anzi, a dire il vero, ci sono stati alcuni che si sono arrabbiati e non poco.
Li comprendo, perché posso solo immaginare la loro sofferenza e le loro emozioni. Ma con il passare del tempo, alcuni di loro mi hanno dato la possibilità di poterli ascoltare e di capire le vere ragioni profonde dietro queste loro reazioni.
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Sotto la rabbia, infatti, spesso è presente la paura, la vergogna, la tristezza, la colpa.
Un familiare mi disse:<<Ma come, non so come gestire mio padre e lei mi suggerisce di prendermi cura di me? E anche se lo volessi, come faccio, non posso mica abbandonarlo!>>
Oppure una figlia mi disse:<<Prendermi cura di me mi fa sentire un egoista, senza cuore. È mia madre che ha bisogno di aiuto, non io!>>
Potrei fare altri esempi, ma, anche se le motivazioni sono diverse, il comune denominatore è unico: un insieme di emozione negative che schiacciano il familiare e che non gli permettono di “prendersi cura di sé”.
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In realtà, una delle strategie più efficace per occuparsi di un malato di demenza è paradossalmente il prendersi cura di sé.
Quando un familiare decide di dedicarsi a se stesso innesca dei fenomeni di cui spesso non è consapevole, ma che hanno un grande impatto su tanti sistemi (se stesso, malato, la sua famiglia, la famiglia d’origine ecc.).
permette di rompere quel legame di “dipendenza” tra lui e il malato, soprattutto se è l’unico Caregiver;
genera un circolo virtuoso di “fiducia” con gli altri, decidendo di affidare l’ammalato a qualcun altro che non sia lui/lei;
si dà il permesso di ascoltare i propri bisogni, che sono sempre presenti, anche quando si dedica completamente ad un’altra persona.
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Prenderci cura di noi stessi, quindi, non è solo un modo per avere tempo per fare delle cose che amiamo e che ci fanno bene. Ma è una strategia molto potente, che impatta su tanti aspetti della nostra vita e quella degli altri e a cui dovremmo dedicare più attenzione ogni qualvolta abbiamo dei dubbi o perplessità.
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