
Quando ti occupi di un malato di demenza succede spesso di provare dei sensi di colpa: ti senti in colpa per avergli urlato perché hai perso la pazienza, oppure perché hai deciso di prenderti cinque minuti per te per recuperare le energie o perché senti di non aver dato abbastanza. Suppongo che ognuno possa aggiungere qualcosa a questi esempi, ma credo di aver reso l’idea: ogni situazione, ogni pensiero può trasformarsi in un vero e proprio macigno, che opprime e che ruba la nostra “vita”.
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Il senso di colpa inoltre non ci aiuta certamente a migliorare la situazione, non aiuta né il malato né chi si prende cura di lui. Anzi, la colpa è un tormento, che rende le cose immensamente più complicate e un ostacolo, che per alcuni può diventare insormontabile.
Alla base della colpa c’è spesso la nostra tendenza a criticarsi: ci giudichiamo continuamente e non abbiamo pietà. Ci feriamo e ci martoriamo come se non ci fosse un domani.
Se ci pensiamo è un vero paradosso: soffriamo per la malattia del nostro caro e soffriamo per i giudizi che diamo a noi stessi. Un disastro!
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Come possiamo superare questo ostacolo?
I miei clienti che hanno fatto il percorso “MIAMO&MIPRENDOCURADITE” sanno bene che sono necessari diversi passaggi per liberarsi da questo peso, ma uno strumento immensamente potente che può aiutarci è la gentilezza, ma non verso gli altri, ma prima di tutto verso se stessi.
Significa diventare consapevoli delle proprie critiche e trasformarle, riconoscendo le proprie debolezze, i propri fallimenti e nutrendosi di conforto.
Significa che permettiamo a noi di commuoverci per il nostro stesso dolore e di fermarci un attimo per dirci:<<E’ veramente difficile per me in questo momento. Come posso prendermi cura di me stesso e confortarmi?>>
In questo modo, possiamo iniziare un processo che ci porterà a liberare il nostro cuore dai pesi della colpa e a fare esperienza che si può ancora investire nella propria vita senza per forza soffrire o essere infelici.
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