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Immagine del redattoredott. Pietro Caputo

QUANDO IL CORPO PARLA, MA NON RIUSCIAMO A SENTIRLO (+ UN ESERCIZIO)


“Se qualcosa è sacro, il corpo umano è sacro” (Walt Whitman)


Diversi familiari che si occupano di un malato di demenza mi hanno confidato di avere tante difficoltà ad ascoltare il proprio corpo. Parla loro continuamente, ma viene spesso ignorato. Parla attraverso il suo linguaggio, fatto di lievi disturbi, poi sintomi, sino a vere e proprie malattie, ma il più delle volte non viene compreso. Anzi, viene negato, frainteso, trascurato per le più svariate ragioni, più o meno giustificabili e comprensibili. Il risultato però è sempre lo stesso: alla fine il familiare si brucia, esaurisce le sue energie, si ammala.


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Il meccanismo utilizzato dal questi caregivers è di sacrificare se stessi, la propria salute per mettere al servizio del malato di demenza tutta l’attenzione e le cure necessarie per soddisfare i suoi bisogni. E’ comprensibile, ma è una tentata soluzione, cioè una soluzione che il familiare adotta, ma che diventa essa stessa il problema. Infatti, questa dinamica disfunzionale porta lo stesso familiare e tutto un sistema (se non più sistemi familiari) ad ammalarsi e a richiedere assistenza e supporto.


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<< Sentivo di avere delle difficoltà, bruciori di stomaco, dolori di testa, stanchezza, ma non potevo soffermarmi su questo. Mia mamma aveva bisogna di me. Poi, sono stata costretta a chiedere aiuto perché quei sintomi non riuscivo più a gestirli e per di più il rapporto con mia madre è peggiorato tanto>>.


<< Non mi sono accorto mai di nulla. Ho pensato solo a mio padre e alle sue necessità: la demenza è una vera bestia. Poi, un giorno mi sono sentito male e i medici mi hanno detto che quell’infarto era dovuto a tutto lo stress accumulato>>.


Sono solo alcuni pensieri che due familiari hanno condiviso con me e che mi sono rimasti in mente.


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Le ragioni per cui il familiare cade in questa trappola, in questo meccanismo sono diverse: una di queste è la difficoltà ad ascoltare il proprio corpo.

Sembra una cosa semplice e scontata, ma ascoltare il corpo non è affatto facile, non perché non lo sia, ma perché presi da tantissime incombenze e pensieri, non ci fermiamo mai a porgli le dovute attenzioni. E anche quando ci parla con dei “disturbi”, li interpretiamo a modo nostro, come ci conviene, trascurando invece il messaggio profondo ad essi collegati.

<<Meglio che non ascolto il mio corpo. Sennò è finita>>. Mi rispose un familiare ad una mia domanda.


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Liberi di scegliere la propria strada (perché alcune persone preferiscono non farlo), mi sento però di condividere una strategia con tutti coloro che sentono il bisogno di sentire il proprio corpo, ma che hanno difficoltà.


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Consiglio di utilizzare questa tecnica la mattina appena svegliati oppure prima di andare a dormire.


  1. Sdraiato/a nel letto, chiudi gentilmente gli occhi e inizia a portare l’attenzione al tuo respiro;

  2. Utilizza la respirazione consapevole per portare la tua attenzione al respiro e trovare calma e centratura (per chi non conoscesse la respirazione consapevole può scaricare il file nelle risorse gratuite del sito www.psicologopietrocaputo.com).

  3. Scansiona il corpo con l’occhio della mente, dai piedi alla testa e viceversa, sia la parte anteriore che posteriore del corpo, soffermandoti su ognuna di esse per una ventina di secondi;

  4. Se ci sono zone doloranti, respira consapevolmente in queste zone sino a sentire maggior sollievo;

  5. Dedica 5/10 minuti a questa pratica.

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Questo semplice ma potente esercizio aiuta a dare al corpo quell’attenzione che merita. Aiuta a prenderci cura di noi, diventando consapevoli dei nostri malesseri fisici per prendere gli adeguati provvedimenti prima di “spezzare la corda” e ammalarci seriamente, riuscendo così a occuparci anche dei bisogni dei nostri cari malati di demenza.


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Come diceva Ippocrate:


“Il corpo è come un tempio e come tale va sempre rispettato e curato”.

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