Una sera di 16 anni fa, ricordo la mia prima meditazione. L’avevo scelta a caso, una tra le mille e passa di YouTube, ma ricordo bene la grande difficoltà che feci nello stare cinque minuti sul letto a seguire le parole della persona che la conduceva. Pensavo alla tesi, a cosa avrei dovuto cucinare, all’allenamento fatto, per non pensare poi ai dolori che sentivo per la posizione. Prima di iniziare, nella mia testa mi sentivo già Gandhi, ma la verità è che facevo una fatica immensa e mi innervosivo pure.
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Ero sicuro che sarebbe stata una cosa semplice, perché mi sentivo predisposto (mi vedevo già un asceta!). Invece, è stato veramente difficile, e a volte lo è tutt’ora, perché spesso penso troppo, cerco di trovare soluzioni a problemi futuri, ho bisogno di controllo, alcune volte ho ansia, sono irrequieto e vorrei fare diecimila cose contemporaneamente: in poche parole, ho la mente come una scimmia impazzita e domarla è un’impresa, come quelle di Ercole.
Ma, nonostante tutte le difficoltà, ho continuato a praticare, sia da solo sia con l’aiuto di diversi maestri, perché sentivo un’attrazione, come il canto delle sirene di Ulisse, e, anche se in qualche periodo ho avuto problemi nell’essere costante, ho cercato e cerco sempre di esserlo, perché è la costanza che porta i risultati oltre al lavoro su se stessi ovviamente.
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E i risultati li ho visti, li ho provati sulla mia pelle e anche gli altri mi hanno dato tanti riscontri.
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Ho avuto enormi benefici e profondi cambiamenti proprio nel mio lavoro, a contatto con i miei pazienti.
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Dato che ho sempre lavorato nei reparti dedicati alle persone malate di demenza con gravi disturbi del comportamento, dove la rabbia, l’aggressività, le bestemmie, gli sputi, le azzuffate, le cadute erano all’ordine del giorno, all’inizio facevo una grandissima difficoltà a gestire le mie emozioni e a trovare un mio equilibrio. Tornavo a casa stremato, nervoso, arrabbiato, scontento. Ma ogni giorno puntualmente mi ritagliavo quel tempo necessario per stare in silenzio, da solo con me stesso, perché desideravo profondamente liberarmi di tutti quei pesi e sapevo che per riuscirci era necessario ascoltarmi profondamente e prendermi cura di tutte quelle mie parti sofferenti e che necessitavano di essere ascoltate.
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Dopo tanta pratica, sono riuscito a sentirmi più sicuro e sereno in reparto, non ho quell’ansia a palla o la paura che mi possa succedere qualcosa, riesce a gestire i miei pazienti più aggressivi e soprattutto non mi pesa stare a lavoro. E’ come se avessi liberato un serbatoio di energie che prima non avevo.
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La meditazione è stata uno strumento, ma ciò che ha permesso la mia trasformazione è l’essermi preso cura di me, di essermi amato, di aver coltivato verso di me tanta compassione.
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E’ stato un viaggio, anzi è un viaggio che continua ancora adesso e che proseguirà per tutta la mia vita. E sono felice che attraverso il mio percorso “MIAMO&MIPRENDOCURADITE” i miei clienti riescano a vivere anche loro questa trasformazione, ognuno con le proprie modalità, ognuno con i propri tempi. Tutti però riescono a trovare il loro equilibrio, a liberarsi dai loro pesi dei sensi di colpa e della rabbia e a sbloccare quelle energie necessarie per prendersi cura del malato di demenza e per continuare a vivere la propria vita e questo mi rende pieno di gratitudine.
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