Un problema importante che spesso condividono con me le persone che si occupano di un malato di demenza riguarda la rabbia. Ognuna di loro espone sempre diversi motivi per cui si sente arrabbiata, ma una delle cause che spesso fa perdere loro la pazienza è la mancanza di collaborazione dell’ammalato.
Questo comportamento dell’ammalato può avere diverse ragioni (in questo post non mi soffermerò su questo) e frequentemente i caregivers sono consapevoli e molto preparati per gestire situazioni del genere, ma nonostante questa consapevolezza e questa preparazione fanno molta difficoltà a gestire la propria rabbia.
Perché?
Alla base di questa emozione spesso c’è tanta fatica e tanta frustrazione. Non è assolutamente facile, infatti, gestire né la fatica del carico della “cura” quotidiana né le varie frustrazioni legate ai più disparati motivi, come l’inesorabile progressione della malattia, le incomprensioni con gli altri membri della famiglia oppure la difficoltà di prendersi cura di sé. Inoltre, spesso alla rabbia segue poi il senso di colpa, creando un peso emotivo ancora maggiore.
Che cosa si può fare?
È di estrema importanza accettare il fatto che si è umani e che può succedere a chiunque di arrabbiarsi. In altre parole, significa che è necessario evitare di giudicarsi e di criticarsi, cercando allo stesso tempo di coltivare tanta compassione per se stessi, cioè un profondo amore e un’infinita gentilezza nei propri confronti.
Questo è ciò che i miei clienti imparano a fare durante il percorso “MIAMO&MIPRENDOCURADITE”, un viaggio che aiuta chi si occupa di un malato di demenza e si sente logorato dalle responsabilità e dalla quotidianità stressante a liberarsi dai pesi e a ritrovare il proprio potere personale per ritornare a investire nella propria vita e a vivere in maniera armoniosa con chi si ama, senza sentirsi più soli.
E tu, ami te stesso e nutri gentilezza per te?
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