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AUTORIZZATI A PRENDERTI CURA DI TE, PERCHÉ GLI ALTRI LO POSSONO FARE, MA A TUO DISCAPITO

Immagine del redattore: dott. Pietro Caputodott. Pietro Caputo

Anche se a distanza di alcuni anni ormai, ricordo molto bene ancora un colloquio con una figlia (caregiver del suo papà in quanto la mamma era morta da molto tempo), che era avvilita e in colpa per aver portato il suo papà al centro diurno. Viveva questa scelta come un qualcosa di negativo, una forma di abbandono e di tradimento verso il suo caro, malgrado avesse fatto l’impossibile e soprattutto malgrado l’aver messo a repentaglio la sua salute, il suo lavoro e la sua famiglia.


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Dopo diverse battute e momenti di silenzio lunghi e profondi, mi disse:<<Ho bisogno d’aiuto, non ce la faccio più. Spero che mio padre si trovi bene in questo centro diurno (lo frequentava da due settimana e lui aveva già fatto amicizia e si divertiva a raccontare le barzellette alle operatrici). Vorrei prendermi cura un po’ di me, perché rischio di mandare tutto a rotoli. Faccio bene, dottore? Mi può aiutare?>>.


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All’apparenza, sembrano due domande “poco significative”, ma sono cariche di tantissimi vissuti e pensieri. In particolare, questa signora era consapevole del suo stato e soprattutto dei suoi bisogni, ma necessitava dell’autorizzazione di qualcuno per occuparsi di sé. Da sola non riusciva, perché veniva sopraffatta dai sensi di colpa e dai dubbi rispetto a se stessa.


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Insieme poi ci siamo soffermati su tutto questo e soprattutto si è data la possibilità di entrare in contatto con le sue fragilità alla ricerca della sua autenticità. Il resto dell’aneddoto è ricordo di una bella esperienza!


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Sono diversi i familiari che affrontano queste problematiche e che fanno tanta difficoltà a prendere in mano la propria vita a causa dei sensi di colpa, che li attanagliano, e della mancanza di fiducia in se stessi. Come questa signora, alcuni riescono a sbloccarsi quando ricevono “il via libera” da parte di qualcuno, che riveste un certo ruolo e di cui si fidano.


“Meglio tardi che mai” dice un proverbio popolare, ma in questo modo il rischio è di rimanere in balia di eventi esterni e di perdere potere personale.


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Che cosa fare allora? (e quindi Pietro Vai al dunque)

  1. Imparare ad “ascoltarsi”: il proprio corpo, le proprie emozioni, il proprio cuore. Se ci si accorge di avere delle difficoltà, di avere sensazioni negative è fondamentale non far finta di nulla, ma comprendere il loro significato profondo e prendere subito dei provvedimenti;

  2. Imparare ad uscire dalla trappola del senso di colpa: è un percorso spesso ostico, ma è possibile quando entriamo in contatto con la nostra autenticità e quando riusciamo a dare coerenza ai nostri pensieri, alle nostre emozioni e alle nostre azioni rispetto ai nostri valori profondi;

  3. Fare piccoli passi per aumentare il proprio potere personale: siamo noi ad autorizzarci a prendere delle decisioni e non gli altri. Questo significa anche assumersi le proprie responsabilità e spesso non è affatto facile. Per alcuni tutto ciò può essere più difficile per svariati motivi, ma può essere d’aiuto compiere piccole scelte nella quotidianità, che possono sostenere la fiducia e la sicurezza in noi stessi.

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Come un fantino con il suo cavallo, non possiamo permettere a quest’ultimo di decidere per noi e attendere che ci dia il suo consenso per fare delle scelte: si perderebbe il suo controllo e soprattutto si perderebbe la gara. Sarà invece fondamentale credere in se stessi, prendere le sue redini e incominciare a dargli una direzione: l’importante è iniziare!


 
 
 

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